Ciao, non è facile esprimere in poche parole cosa ho vissuto nella “Casa de los Niños” nella città boliviana di Cochabamba nell’arco di un mese. Sì, in un mese dell’estate, con l’inizio dell’anno nuovo, sono andata in Bolivia in cerca di un’avventura che avevo in mente da tempo, dopo aver messo da parte i miei risparmi e preparato il cuore.
Non è stato facile decidersi, in Uruguay fare volontariato non è così comune…e non vi dico quando ho detto della Bolivia!
Ovviamente volevo andare a lavorare con una ONG in cui fossero presenti gli ideali del Movimento dei Focolari – o almeno con una dinamica diversa – e sono rimasta veramente sorpresa, in quanto lì si vive la fratellanza in ogni momento. Inizialmente è stata fondata la “Casa de los Niños” da Ari, Tania e i suoi amici (una pazza storia rivoluzionaria), dove oggi si assistono minori e bambini abbandonati a causa delle loro patologie. Col tempo hanno cominciato a sorgere una serie di casette – che oggi formano la Cittadella Arcobaleno – in cui oggi abitano diverse famiglie che, grazie a questa organizzazione, sono riuscite a restare accanto ai loro bambini, a vivere degnamente, a trasmettere i reali valori della famiglia, a farsi aiutare da professionisti nelle diverse faccende della vita quotidiana.
Esiste anche una scuola che coordina tutte queste diverse realtà, c’è una bellissima cappella che comunica una meravigliosa energia e, inoltre, una panetteria, nella quale mi sono “infiltrata” molte volte per dare una mano e condividere il lavoro; e poi un workshop in cui si lavora il cartone, una saletta con dei computer, un policlinico e pure una biblioteca, che abbiamo seguito con tanto amore fin dai suoi primi passi (dico “abbiamo” perché eravamo in 7 volontari, provenienti da tutte le parti del mondo).
E veramente è stato così, una continua sfida, entrare in contatto con una cultura che non conoscevo e rischiare. L’Unità che si vive là è totale, l’amore che circola tra le generazioni è impressionante, si vive il perdono, la comunione dei beni (ovviamente c’è tanta gente che lavora assieme, ma se a qualcuno manca qualcosa sono tutti pronti ad aiutarlo).
Nella cittadella non vivono soltanto famiglie, o sole madri, ma è un convivere di realtà molto diverse e questo mi affascina; in una casa, ad esempio, si possono trovare nello stesso momento una famiglia molto numerosa, qualche altra persona adulta, persone che hanno vissuto per strada, intere famiglie malate di HIV. La diversità, insomma, è completa, ma è così visibile l’amore per tutti, il rispetto e la solidarietà: è questo ciò che si respira.
Comunque, non tutto è rosa e fiori! Ci sono continue difficoltà, i bambini scappano, le famiglie litigano tra loro – anche per piccole cose – a volte non si trovano neppure i genitori dei bambini; se non fosse per la “La Casa de los Niños”, molti di questi bimbi non avrebbero futuro. Insomma, è una realtà totalmente diversa di quella che si vive in Uruguay – ed è stato un mese soltanto, ve lo immaginate? Ogni giorno è diverso dall’altro, avevamo le nostre responsabilità ma – allo stesso tempo – c’era molta flessibilità. Anche se fin dall’inizio sapevo che, seppur non fosse chiaro cosa avrei fatto, questa esperienza avrebbe contribuito alla mia formazione, non avrei mai immaginato di imparare tante cose pratiche, anche culturali, e di avere la possibilità di costruire tanti rapporti con i bambini e con la gente in generale; di arricchirmi grazie a esperienze che tutt’ora mi sono proprie e che condivido.
Rischiare e fare il primo passo verso l’altro è il segreto per essere pronta ad amare tutti, sapendo che tutto ti viene restituito. Rischiare e andare contro corrente è bellissimo!!!!
Per finire ringrazio tanto “La Casa de los Niños” e la Cittadella Arcobaleno per avermi accolta, per avermi riempita d’amore e avermi permesso di condividere una parte di vita con ogni uno di voi. E grazie anche Milonga per creato una risposta a questo bisogno e coraggio che questo è appena l’inizio, il meglio sta arrivando!!!!
Grazie,
Manu dall’Uruguay
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